C’era una volta la terra delle Mille e una notte, un luogo incantato, fuori dal tempo in cui la storia sembrava essersi fermata in un evo sospeso, dove era ancora possibile incontrare cavalieri armati di scimitarre e donne velate con maschere di cuoio e ingioiellate come la regina di Saba.
C’era un città di grattacieli di sabbia e travi di cipresso che spuntavano dal deserto come bizzarri, mostruosi cristalli spazzati dal vento in un silenzio assordante.
C’erano millenari borghi di pietra inespugnabili come nidi d’aquila arroccati su montagne viola dove uomini inebetiti masticavano lentamente antiche droghe, e c’era una capitale dove in una piazza, tra antichi palazzi ornati di arabeschi e vetri dai mille colori, poteva capitarti di essere circondato da una torma di mendicanti lebbrosi come accadeva a Marco Polo nei suoi viaggi favolosi.
Ora questo paradiso è squassato, profanato e distrutto da quella stessa folle bestia umana che un tempo lo aveva concepito, costruito e abitato.